Diario di viaggio – Sudafrica giorno 13
Per tutta la notte abbiamo sentito il loro verso aspettando con l’adrenalina a mille l’ora della sveglia che alle 7 è suonata.
Il tempo di vestirsi abbastanza pesante, infatti il mattino l’aria è bella fresca oltre ad esserci stato un bel vento e via andiamo verso la colonia di pinguini.
La spiaggia apre alle 8 ma la nostra guesthouse ha una passerella diretta che ci arriva quindi scendiamo verso le 7.30 per vedere se riusciamo ad incontrarne qualcuno. Alle 8 siamo davanti al bancone per pagare (costo 152 zar, circa 9 euro), siamo i primi, anzi gli unici di prima mattina.
Percorriamo la passerella quasi correndo per arrivare a vederli sfidando il vento contro, ed eccoli lì tutti quei piccoli animali così buffi ma così belli. Ci perdiamo ad osservare i loro comportamenti, i loro movimenti, tutto in pratica.
La corsa in mare, il richiamo tra di loro, persino il gabbiano che tenta di avvicinarsi ai piccoli vicino alla mamma. Tra i predatori dei pinguini africani, una specie che sta diventando a rischio, ci sono i gabbiani e gli squali. Verso le 10, a malincuore, tento di portare via Sabrina perché la nostra giornata è ancora lunga e abbiamo tante cose da vedere; fosse per lei rimarebbe qui tutto il giorno.
Rientriamo giusto in tempo per la colazione, dobbiamo riprendere le forze dopo l’incontro con i pinguini.
Salutiamo lo staff dello Tintsvalo at Boulders e partiamo in direzione di Muizenberg, la spiaggia dove si pensa sia nato il surf. Non appena arriviamo infatti notiamo molti surfisti che sfidano le onde alte dell’Oceano. Qui non perdetevi le tipiche casette colorate, dal giallo al rosso al verde, un tripudio di colori.
Dopo qualche foto di rito dell’Oceano colorato e una passeggiata in spiaggia ripartiamo verso Simon’s Town dove ci fermiamo a mangiare il famoso fish and chips in un piccolo ristorante sul porto.
Pranzo e veloce e si riparte, il pomeriggio è dedicato alla scoperta della penisola del capo. Costo di ingresso 300 zar, al fare vi verrà consegnata una cartina con i punti salienti della zona. Noi decidiamo di andare subito a Cape Point, a cui si arriva dopo circa 10 minuti dall’ingresso.
Per arrivare al faro, il più visitato di tutto il continente, si può scegliere se andare a piedi oppure prendere la funicolare che al costo di 80 zar (5 euro a/r) ti porta in 3 minuti in cima.
Appena arriviamo in vetta il vento è molto forte, ogni tanto arrivano delle folate che sembrano quasi portarci via, impressionante. l pensiero corre allora alla letteratura di viaggi, a tutti quelli che hanno circumnavigato passando dal capo di buona speranza, mi immagino le vecchie barche in un oceano in tempesta. Questo faro ha rappresentato il punto di riferimento per tutti i marinai.
Il paesaggio è davvero mozzafiato, scogliere a strapiombo sul mare che si alternano a distese di sabbia bianca e rigogliosa vegetazione. Attenzione so,o ai babbuini, possono essere pericolosi (pericolo babbons dicono i cartelli).
Da Cape Point parte il trekking di un ora e mezza che vi porta direttamente all’altro punto celebre della penisola, Cape of Good Hope. Anche se ci troviamo più in basso il vento non smette si sferzare, anche solo fare una passeggiata diventa faticosamente, ma ne vale davvero la pena. Fate comunque attenzione, un signore è caduto sulle rocce. Percorriamo le bellissime strade di questa riserva facente parte del parco nazionale Table Mountain e ammiriamo paesaggi magnifici che rimarranno impressi nei nostri ricordi. Non mancano infine due attraversamenti particolari, uno di una piccola tartaruga e l’altro di due struzzi che non curanti della fila di macchine dietro di loro passeggiano per la strada.
Che emozione!
Alle 17,30 lasciamo il capo di buona speranza per dirigerci verso Cape Town passando però da Chapmans Peak, una delle strade panoramiche più belle, con le sue curve infinite.
Nel tardo pomeriggio arriviamo al Derwent House Boutique Hotel a Cape Town.
Giusto il tempo per cenare e poi a letto perché domani sarà ancora più intensa!
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