Una tradizione che in Giappone viene da lontano: l’arte di riparare le cose.
Con il Kintsukuroi in Giappone, tutto prende valore; un vaso, un piatto o comunque qualsiasi cosa di ceramica che si rompe non viene buttata, ma viene riparata e riutilizzata. Questo perché il riparare le cose rotte è diventata una vera e propria arte.
L’oggetto viene saldato attraverso l’utilizzo dell’oro (eventualmente anche argento) allo stato liquido che unisce le crepe e una volta solidificato diventa tutt’uno con il manufatto che era da riparare.
In questo modo, infatti, non solo l’oggetto può essere riutilizzato ma assume anche un valore tutto nuovo; sia perché presenta linee d’oro (acquistando maggior valore economico), sia perché diventa un pezzo unico e raro diverso da tutti gli altri.
Non solo Ikigai, la ricerca della felicità, ma anche kintsukuroi, riparare il danneggiato. I giapponesi ci insegnano che ogni individuo è peculiare e originale, deve trovare e seguire la propria strada, il proprio cammino di felicità. Nel proprio percorso prima o poi si incontreranno degli ostacoli, dei momenti difficoltà dai quali però non bisogna uscirne spezzati, ma modificati, ricostruiti; in modo da fronteggiare attivamente la vita e le situazioni che ci mette di fronte.
In psicologia, il concetto di resilienza (che deriva dalla capacità del metallo di essere flessibile e resistere) è inteso come la capacità di affrontare gli eventi traumatici in modo attivo, e non passivo, utilizzandoli come momenti di crescita e rinascita, di modifica della propria personalità. Una persona resiliente può avere delle ferite ma le trasforma in quella forza che gli permette di andare avanti e di resistere alla tempesta e raggiungere i propri obiettivi.
Nello stesso modo l’oggetto rotto è fortificato con l’oro diventando di nuovo utilizzabile; ma soprattutto acquista un nuovo valore e si recupera l’utilità della cosa danneggiata.
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