Nell’isola di Marina Barrage, Singapore, 18mila bicchieri di plastica, raccolti da alcuni venditori ambulanti per le vie della città, compongono un’enorme caverna.
L’installazione, chiamata Plastikophobia, termine coniato per l’occasione, è perfettamente calzante per rappresentare l’avversione nei confronti della cattiva gestione dei rifiuti di plastica monouso. Gli artisti Von Wong e Joshua Goh hanno collaborato con Laura Francois e quasi un centinaio di volontari per dare vita a questo progetto.
Queste le loro parole: “Nell’Oceano Pacifico è presente una vera e propria isola chiamata Pacific Trash Vortex grande più di 3 volte la Francia. Un vero e proprio eco-mostro: bisogna impegnarsi, partendo dai piccoli gesti e salvare quello che resta del nostro pianeta. Circa il 91% della plastica monouso non viene riciclata. La soluzione migliore, quando possibile, è quindi diventare “plastikophobic” ed evitare l’uso di materie plastiche”.
Gli scienziati avvertono da tempo che se si continua così, nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci. I tentativi di pulizia non mancano, ma il punto è che bisogna ridurre il consumo di plastica in generale.
Dopo essere stati puliti i bicchieri sono stati assemblati in una lucente caverna di cristallo, da sfruttare come set fotografico, dando vita all’installazione vera e propria. Un lavoro da 14 ore al giorno. Un volontario si è poi travestito da sub per ricreare uno scenario catastrofico, ma quanto mai veritiero: nuotare in un mare di plastica.
IMMAGINI SIGNIFICATIVE
Due le immagini finali significative. Nella prima Max Pagel, (Volontario LED) con pinne al seguito, nuota come un sub all’interno di questa scintillante caverna di plastica. Nella seconda invece la ballerina contemporanea Jialin Neo danza imbracciando un grande mappamondo illuminato da un folgorante mare di plastica.
Il pubblico può toccarla oltre che camminare al suo interno. Una scelta che vuole mettere davanti agli occhi dei visitatori la scala dell’impatto che questo tipo di plastica ha sull’ambiente, perché «mettere qualcosa nel cestino non è una garanzia che l’oggetto verrà effettivamente riciclato».
(Immagine di copertina Plastikophobia.com)
Leggi altro su www.viaggiaresenzaconfini.it